Omelia del 10 Giugno 2019: Vangelo e Parola del Giorno

Omelia del 10 Giugno 2019: Vangelo e Parola del Giorno

PAROLA DEL GIORNO


Dal libro della Genesi
Gen 3,9-15.20

[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».

Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».

L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.


VANGELO DEL GIORNO


Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 19,25-34

In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.

Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.


PAROLE DEL SANTO PADRE


In un mondo che sembra «orfano» c’è la speranza di una «maternità contagiosa» che porta accoglienza, tenerezza e perdono. Nella memoria liturgica della Vergine Addolorata, Papa Francesco ha voluto riflettere sulla maternità di Maria e della Chiesa, che senza tale caratteristica si riduce a «un’associazione rigida». È partita dal testo evangelico di Giovanni — «“Donna ecco tuo figlio”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”» (19, 25-27) — la meditazione del Pontefice durante la messa celebrata […] a Santa Marta, alla presenza dei cardinali consiglieri: «È la seconda volta — ha sottolineato — che Maria si sente dire “donna” da suo Figlio». La prima, infatti, era stata a Cana quando Gesù dice alla madre: «Non è giunta la mia ora»; la seconda è questa, sotto la croce, quando le consegna un figlio.

Da notare è che «in quella prima volta lei sentì la parola» di Gesù ma poi prese in mano la situazione dicendo ai servitori: «Fate quello che Lui vi dirà». Invece, in questa circostanza è Gesù a prendere in mano la situazione: «Donna, tuo figlio». E in quel momento, ha detto Francesco, Maria «diventa madre un’altra volta». La sua maternità, cioè, «si allarga nella figura di quel nuovo figlio, si allarga a tutta la Chiesa e a tutta l’umanità». E noi, oggi, non possiamo «pensare Maria senza pensarla madre». E in questo tempo in cui, ha affermato il Pontefice, si avverte un senso di «orfanità», questa parola «ha un’importanza grande». Gesù, cioè, ci dice: «Non vi lascio orfani, vi do una madre». Un’eredità che è anche «il nostro orgoglio: abbiamo una madre, che è con noi, ci protegge, ci accompagna, ci aiuta, anche nei tempi difficili, nei momenti brutti».

Per meglio argomentare tale sua considerazione, il Papa ha richiamato la tradizione degli antichi monaci russi, i quali «nei momenti delle turbolenze spirituali» dicono che dobbiamo rifugiarci «sotto il mantello della Santa Madre di Dio». Un consiglio che trova conferma nella «prima antifona latina mariana: Sub tuum praesidium confugimus»; in questa prima preghiera troviamo la «madre che ci accoglie e ci protegge e si prende cura di noi». Ma, ha aggiunto il Papa, «questa maternità di Maria possiamo dire che va oltre» ed è «contagiosa». Infatti, riprendendo le meditazioni dell’antico «abate del monastero di Stella, Isacco», possiamo renderci conto che oltre la «maternità di Maria» c’è anche «una seconda maternità», quella «della Chiesa», la «nostra “santa madre Chiesa”, che ci genera nel battesimo, ci fa crescere nella sua comunità» e ha quegli atteggiamenti propri della maternità: «la mitezza, la bontà: la madre Maria e la madre Chiesa sanno carezzare i loro figli, danno tenerezza».

È, ha sottolineato Francesco, una caratteristica fondamentale: pensare infatti la Chiesa senza questa maternità, è come pensare «a un’associazione rigida, un’associazione senza calore umano, orfana». La Chiesa, invece, «è madre e ci riceve come madre: Maria madre, la Chiesa madre».

Non è tutto. È ancora l’abate Isacco ad aggiungere un altro dettaglio che, ha detto il Papa, ci potrebbe “scandalizzare”, e cioè che «anche la nostra anima è madre», anche in noi è presente una maternità «che si esprime negli atteggiamenti di umiltà, di accoglienza, di comprensione, di bontà, di perdono e di tenerezza».

Ognuna di queste maternità proviene proprio dalle «parole di Gesù a sua madre» che era sotto la croce. E, ha spiegato il Papa, dove c’è maternità «c’è vita, c’è gioia, c’è pace, si cresce in pace», al contrario quando questa manca, rimane soltanto «la rigidità, quella disciplina», e, ha aggiunto, «non si sa sorridere». Da qui l’invito a pensare, che «una delle cose più belle e umane è sorridere a un bambino e farlo sorridere».

Applicando, infine, la meditazione alla celebrazione eucaristica, il Pontefice ha concluso: «Adesso facciamo il memoriale della Croce, Gesù viene qui e un’altra volta rinnova il suo sacrificio per noi e sua Madre», nel sacrificio eucaristico, ha spiegato, sono presenti tutti e due «anche se in modo diverso: spiritualmente la madre, lui realmente». La preghiera al Signore è che «ci faccia sentire anche oggi», nel momento in cui «un’altra volta si offre al Padre per noi», le parole: «Figlio, ecco la tua madre!».

(Santa Marta, 15 settembre 2015)


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