Omelia del 28 Giugno 2019: Vangelo e Parola del Giorno

Omelia del 28 Giugno 2019: Vangelo e Parola del Giorno

PAROLA DEL GIORNO


Prima Lettura

Dal libro del profeta Ezechièle
Ez 34,11-16

Così dice il Signore Dio:

«Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.

Le farò uscire dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele, nelle valli e in tutti i luoghi abitati della regione.

Le condurrò in ottime pasture e il loro pascolo sarà sui monti alti d’Israele; là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in abbondanza sui monti d’Israele. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio.

Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia».

Seconda Lettura

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 5,5b-11

Fratelli, l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.

Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.

A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.


VANGELO DEL GIORNO


Dal Vangelo secondo Luca
(Lc 15,3-7)

In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola:

«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?

Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.

Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione».


PAROLE DEL SANTO PADRE


La “scienza della carezza” manifesta due pilastri dell’amore: la vicinanza e la tenerezza. E «Gesù conosce bene questa bella scienza». Lo ha detto Papa Francesco celebrando questa mattina […] la messa della solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, nella cappella della Domus Sanctae Marthae. Hanno concelebrato, tra gli altri, l’arcivescovo Jean-Louis Bruguès, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, e il vescovo Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, che accompagnavano un gruppo di dipendenti dell’istituzione.

Riferendosi alle letture del giorno — tratte dal libro del profeta Ezechiele (34, 11-16), dalla lettera di san Paolo ai Romani (5, 5-11) e dal vangelo di Luca (15, 3-7) — il Pontefice ha definito la solennità del Sacro Cuore di Gesù come la «festa dell’amore»: Gesù «ha voluto mostrarci il suo cuore, come il cuore che ha amato tanto. Perciò oggi facciamo questa commemorazione. Soprattutto dell’amore di Dio. Dio ci ha amato, ci ha amato tanto. Penso a quello che sant’Ignazio ci diceva, diceva a noi. Ci ha indicato due criteri sull’amore. Primo: l’amore si manifesta più nelle opere che nelle parole. Secondo: l’amore sta più nel dare che nel ricevere».

Sono i due criteri di cui «Paolo nella seconda lettura ci dice: Quando eravamo ancora deboli Gesù, nel tempo stabilito, morì per gli empi. Gesù ci ha amato non con le parole ma con le opere, con la sua vita. E ci ha dato, ci ha donato senza ricevere niente da noi. Questi due criteri sono come i pilastri del vero amore: le opere e il darsi». Spiegando il senso di questi due criteri, il Santo Padre ha notato che il darsi di Gesù è ben reso dalla figura del buon samaritano. «Oggi — ha detto — la liturgia ci fa vedere l’amore di Dio nella figura del pastore. Nel cantico responsoriale abbiamo detto quel bel salmo [22]: Il Signore è il mio pastore. Il Signore si manifesta al suo popolo anche come pastore».

Ma, si è chiesto il Pontefice, «come fa il pastore il Signore»? E ha puntualizzato: «Il Signore ci dice tante cose, ma io mi fermerò solo a due. La prima è nel libro del profeta Ezechiele: Ecco io stesso cercherò le mie pecore, le passerò in rassegna. Passare in rassegna vuol dire che le conosce tutte, ma con il loro nome. Passare in rassegna. E Gesù ci dice lo stesso: Io conosco le mie pecorelle. Quel conoscere a una a una, con il loro nome. Così ci conosce Dio: non ci conosce in gruppo, ma uno a uno. Perché — ha spiegato ancora il vescovo di Roma — l’amore non è un amore astratto, o generale per tutti; è un amore per ognuno. E così ci ama Dio».

Tutto questo si traduce in vicinanza: «Dio — ha notato il Papa — si è fatto vicino a noi. Ricordiamo quel bel pezzo del Deuteronomio, quell’amorevole rimprovero: Quale popolo ha avuto un Dio tanto vicino come voi?». Un Dio «che si fa vicino per amore — ha aggiunto — e cammina con il suo popolo. E questo camminare arriva a un punto inimmaginabile: mai si potrebbe pensare che lo stesso Signore si fa uno di noi e cammina con noi, e rimane con noi, rimane nella sua Chiesa, rimane nell’eucaristia, rimane nella sua parola, rimane nei poveri e rimane con noi camminando. Questa è la vicinanza. Il pastore vicino al suo gregge, alle sue pecorelle che conosce una per una».

Soffermandosi quindi sull’altro atteggiamento dell’amore di Dio, il Pontefice ha notato che ne parlano sia «il profeta Ezechiele, ma anche il Vangelo: Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte, le pascerò con giustizia, tenerezza. Il Signore ci ama con tenerezza. Il Signore sa quella bella scienza delle carezze. La tenerezza di Dio: non ci ama a parole; lui si avvicina e nel suo starci vicini ci dà il suo amore con tutta la tenerezza possibile». Vicinanza e tenerezza sono dunque «le due maniere dell’amore del Signore, che si fa vicino e dà tutto il suo amore anche nelle cose più piccole con tenerezza». Tuttavia si tratta di «un amore forte. Perché vicinanza e tenerezza ci fanno vedere la forza dell’amore di Dio».

«Anche il nostro amore — ce lo dice il Signore: Amate voi come io vi ho amato? — deve farsi vicino al prossimo e tenero come si è fatto quello del buon samaritano, o come quello nella parabola che oggi la Chiesa ci presenta nel vangelo» ha aggiunto il Papa. Ma noi come possiamo ridare al Signore «tante cose belle, tanto amore, questa vicinanza, questa tenerezza?». Certamente, ha detto il Pontefice, «possiamo dire: Sì, amandolo, diventare vicini a lui, teneri con lui. Sì, questo è vero, ma non è la cosa più importante. Può sembrare un’eresia ma è la verità più grande: più difficile che amare Dio è lasciarci amare da lui! È questo il modo per ridare a lui tanto amore: aprire il cuore e lasciarci amare. Lasciare che lui si faccia vicino a noi, e sentirlo vicino. Lasciare che lui si faccia tenero, ci accarezzi». Questo, ha concluso, «è tanto difficile: lasciarci amare da lui. E questo è forse quello che dobbiamo chiedere oggi nella messa: Signore io voglio amarti ma insegnami la difficile scienza, la difficile abitudine di lasciarmi amare da te, di sentirti vicino e di sentirti tenero».

(Santa Marta, 7 giugno 2013)


One thought on “Omelia del 28 Giugno 2019: Vangelo e Parola del Giorno

  1. I pastori di pecore, mucche, le conoscono una per una ,questo e’ reale, perché ci viene difficile credere che Gesu’ ci conosce tutti uno per uno? eppure e’ cosi, forse una risposta puo’ essere perché Lui e’ tanto grande, il Suo Cuore e’ sempre aperto, quindi puo’ conoscerci uno per uno–Anch’io ho provato gioia quando ho visto il ritorno nelle vie del Signore quella sorella o fratello che si erano “perduti”, quindi capisco la gioia di Gesu’—seguo il Suo insegnamento, poche parole e tanti fatti concreti, questo mi fa’ sentire il Suo amore.—
    Ivana Barbonetti

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