San Pietro Favre. Il modello di gesuita secondo papa Francesco


San Pietro Favre. Il modello di gesuita secondo papa Francesco

Il gesuita «riformato» Pierre Favre, che Papa Francesco ritiene un modello, sarà proclamato santo prima di Natale. Lo scrive Stefania Falasca sul quotidiano «Avvenire».

L’iter presso la Congregazione dei santi è ormai al termine e si attende entro il prossimo mese la bolla pontificia con la quale Francesco canonizzerà il primo compagno di sant’Ignazio, estendendone il culto alla Chiesa universale.

Favre, nato nell’alta Savoia nel 1506 e morto a Roma nel 1547, poche settimane prima della sua partenza per il Concilio di Trento, era stato proclamato beato nel settembre 1872, con un rescritto della Congregazione dei riti, ratificato da Pio IX, che approvava il culto già in vigore da lungo tempo nella Savoia e nella Compagnia di Gesù. Ora Francesco estenderà il culto liturgico per la Chiesa universale.

La prassi adottata per il beato Favre – spiega Falasca – è quella della canonizzazione cosiddetta “equipollente”, pratica utilizzata nei riguardi di figure di particolare rilevanza ecclesiale per le quali è attestato un culto liturgico antico esteso e con ininterrotta fama di santità e di prodigi; tale pratica è stata effettuata regolarmente dalla Chiesa, anche se non con frequenza. «Nella storia recente – ricorda “Avvenire” – Giovanni Paolo II ne ha compiute tre, una Benedetto XVI, l’ultima, quella di Angela da Foligno, è stata firmata il 9 ottobre scorso dallo stesso Papa Francesco».

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San Pietro Favre. Il modello di gesuita secondo papa Francesco

Ma la canonizzazione di Favre riveste un significato tutto particolare perché il gesuita è «un modello di spiritualità e di vita sacerdotale dell’attuale successore di Pietro e al tempo stesso uno dei riferimenti importanti per comprendere il suo stile di governo». Vissuto sul crinale di un’epoca che vide minata l’unità della Chiesa, Favre, «rimanendo sostanzialmente estraneo alle dispute dottrinali, indirizzò il suo apostolato alla riforma della Chiesa divenendo un precursore dell’ecumenismo».

Era stato lo stesso Francesco a parlare di Favre nell’intervista con «La Civiltà Cattolica», rilevando alcuni aspetti essenziali della sua figura: «Il dialogo con tutti, anche i più lontani e gli avversari; la pietà semplice, una certa ingenuità forse, la disponibilità immediata, il suo attento discernimento interiore, il fatto di essere uomo di grandi e forti decisioni e insieme capace di essere così dolce, dolce».

«La fisionomia di Favre – scrive Falasca – che emerge dagli scritti è quella di un contemplativo in azione, di un uomo attratto senza tregua a Cristo, comprensivo della gente, appassionato alla causa dei fratelli separati, sperimentato nel discernere gli spiriti, dove traspare l’esemplarità della sua vita sacerdotale nel vivere con pazienza e mitezza la gratuità del sacerdozio ricevuto in dono e donando se stesso senza sperare in alcuna ricompensa umana. Le intuizioni più tipiche di Favre si rifanno al “magistero affettivo”, alla capacità cioè di comunicazione spirituale con le persone, a quella grazia di saper entrare nelle condizioni di ciascuno».

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