San Serapione di Thmuis Vescovo

San Serapione di Thmuis Vescovo
Thmuis è una città del basso Egitto. Il suo nome, che significa “capra”, le dovette derivare dal fatto che in antico vi si adorava tale animale. Di Thmuis, tra il 340 e il 356, fu vescovo S. Serapione. Non si hanno molte e sicure notizie della sua vita.

Preposto dapprima alla scuola catechetica di Alessandria, si fece monaco alla scuola di S. Antonio abate, che morendo gli lasciò una delle sue tuniche di pelo. La notizia ci è trasmessa da S. Atanasio, che di Serapione fu buon amico: lo dimostrano le sue cinque lettere al vescovo di Thmuis, che a sua volta sostenne energicamente il “martello degli ariani”.

Chiamato al ministero episcopale, Serapione conservò un acuto rimpianto per la vita monastica. Ne è bella testimonianza la vivace Lettera ai monaci, che esalta l’ottima “scelta” che i monaci hanno saputo fare, rinunciando alle Gioie effimere e ai tanti dispiaceri della vita del mondo, descritti con brio e un pizzico d’ingenuità e di retorica.

Serapione mette altresì in evidenza l’efficacia del ministero di propiziazione che i monaci esercitano nella Chiesa e nella società, ad imitazione di Abramo e Mosè.

Come vescovo, Serapione dovette impegnarsi nella difesa della dottrina cristiana. Non è accertata storicamente la sua partecipazione al concilio di Sardica (347), in cui fu sancita la riabilitazione di Atanasio; la sede romana fu riconosciuta come la suprema istanza di appello per la Chiesa universale e si operò anche la prima vera rottura tra Oriente ed Occidente.

Tuttavia egli fu al fianco di Atanasio nella lotta anti-ariana e fu acerrimo anti-manicheo: lo dimostra il suo Libro contro i manichei, che Facondo dì Ermiana attribuiva erroneamente a S. Atanasio e che contiene l’appello a “non lasciarsi colpire dal minimo errore e ad innalzare un bel baluardo nella nostra anima per non cadere preda di un errore più grande”.

Non sembra invece che sia di Serapione e comunque non è di mano sua l’ultima stesura dell’Eucologio, una raccolta di 30 preghiere liturgiche, importante per la storia della liturgia egiziana del sec. IV. S. Girolamo, che a Serapione dedicò un capitoletto del suo “De viris illustribus”, definendolo “Scolastico” per la sua scienza, c’informa che egli scrisse anche molte “utili lettere a diverse persone”.

Sozomeno riferisce che egli fece parte di una commissione di cinque vescovi egiziani che andarono da Costanzo II a intercedere per S. Atanasio: la missione fallì e lo stesso Serapione venne cacciato dagli ariani dalla sua sede.
Morì poco dopo il 362 e la sua festa è fissata dal Martirologio Romano al 21 marzo.

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: In Egitto, san Serapione, anacoreta.

Fonte: Santiebeati.it

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